VIESTE - Non vogliono fare concorrenza a Giulio Verne: le loro ventimila miglia le passeranno sopra i mari e non sotto. Il capitano Nemo,pardon, il co-fondatore del Progetto Mediterranea, è arrivato sabato sera nel porto di Vieste assieme al suo equipaggio.
Oggi sabato di riposo e di incontri prima di scendere lungo le coste pugliesi e fermarsi a Bari, dove troveranno ad attenderli un'equipe di biologi universitari che effettueranno i prelievi e i campionamenti per capire quanta plastica e quanti residui inquinanti si accumulano sulle nostre coste.
A dir la verita avrebbero dovuto salire a bordo a S.Benedetto del Tronto dove tutto è cominciato. Ma per effetto delle combinazioni elettorali hanno rinviato su Bari e il risultato è che la prima tappa del viaggio rimane privata delle analisi sulla costa nord,ovvero il tratto Molise-Tremiti- Vieste - Gargano, dove quello che un tempo era un santuario naturalistico oggi è una riserva indiana.
Giriamo la domanda a Simone Perotti, conosciuto al grande pubblico perchè è stato definito il teorico italiano del "downshifting", ovvero quella corrente di pensiero che invoglia le persone a non essere schiavi dei ritmi stressanti del lavoro, dell'accumulazione di denaro e potere, di beni che poi non si ha la forza e il tempo di godere.
Lui è stato il primo a dare il bion esempio. Nato a Frascati da una famiglia ligure, dopo vent'anni come specialista della comunicazione e dell'informazione nelle grandi aziende, ha scelto di voltar pagina. Ha dato retta alla sua voce interiore e ha cominciato a girare per mare, di persona e sulla carta, scrivendo tra le onde e in terraferma reportages e romanzi di discreto successo.
"La nostra non è una spedizione naturalistica in senso stretto e neppure oceanografica - sorride mentre sorseggia un caffè di prima mattina al Capriccio - Vogliamo raccogliere le voci, i problemi, i racconti e le energie delle persone di buona volontà che incontreremo durante il viaggio. Una sorta di ambasciata fatta di collaborazioni tar persone di tante nazioni e culture.Il Mediterraneo è il mare nostro, cioè di chi vuole viverlo e viverci senza saccheggiarlo, per lasciarlo a chi verrà dopo di noi".
Inevitabile la domanda su quello che hanno visto, sul Gargano dal mare e l'arrivo davanti al nostro faro.
" L'Adriatico non è un mare aperto e soffre di tutti i mali che hanno le altre parti del Mediterraneo - spiega - Per questo andremo in Grecia e Turchia oltre che nel Medio Oriente e Nordafrica, non possiamo accontentarci di sperare che le cose si mettano a posto da sole. In mare verso Tremiti abbiamo visto qualche medusa ma sono ancora poche, l'acqua non è ancora abbastanza calda.
Abbiamo visto i delfini, oltre la metà della corrente che passa dalle coste italiane: solo lì, a metà strada verso la Croazia, c'è un buon habitat e acqua pulita per loro. Ora però non posiamo basarci solo le nostre opinioni, su ciò che tocchiamo e basta. Per questo ospitiamo a bordo i team di ricercatori scientifici. Offriamo un passaggio e ospitalità a loro, poi metteremo in comunei dati raccolti".
Domattina o al più tardi lunedì mattina rotta su Bari, dove presenteranno il libro "Quant'è profondo il mare" di un docente universitario.
Un motivo di consolazione? Mal comune mezzo gaudio? Quando chiediamo a Francesca Piro, una delle sette persone che hanno dato via al progetto notizie sulla mucillagine che tocca tutti i nostri fondali, ecco che la risposta arriva pronta: " Purtroppo anche questo è un problema comune. I dati scientifici ci sono tutti, la volontà di intervenire non c'è. Ma la vastità dei problemi non deve impedirci di affrontarli".
Oggi sabato di riposo e di incontri prima di scendere lungo le coste pugliesi e fermarsi a Bari, dove troveranno ad attenderli un'equipe di biologi universitari che effettueranno i prelievi e i campionamenti per capire quanta plastica e quanti residui inquinanti si accumulano sulle nostre coste.
A dir la verita avrebbero dovuto salire a bordo a S.Benedetto del Tronto dove tutto è cominciato. Ma per effetto delle combinazioni elettorali hanno rinviato su Bari e il risultato è che la prima tappa del viaggio rimane privata delle analisi sulla costa nord,ovvero il tratto Molise-Tremiti- Vieste - Gargano, dove quello che un tempo era un santuario naturalistico oggi è una riserva indiana.
Giriamo la domanda a Simone Perotti, conosciuto al grande pubblico perchè è stato definito il teorico italiano del "downshifting", ovvero quella corrente di pensiero che invoglia le persone a non essere schiavi dei ritmi stressanti del lavoro, dell'accumulazione di denaro e potere, di beni che poi non si ha la forza e il tempo di godere.
Lui è stato il primo a dare il bion esempio. Nato a Frascati da una famiglia ligure, dopo vent'anni come specialista della comunicazione e dell'informazione nelle grandi aziende, ha scelto di voltar pagina. Ha dato retta alla sua voce interiore e ha cominciato a girare per mare, di persona e sulla carta, scrivendo tra le onde e in terraferma reportages e romanzi di discreto successo.
"La nostra non è una spedizione naturalistica in senso stretto e neppure oceanografica - sorride mentre sorseggia un caffè di prima mattina al Capriccio - Vogliamo raccogliere le voci, i problemi, i racconti e le energie delle persone di buona volontà che incontreremo durante il viaggio. Una sorta di ambasciata fatta di collaborazioni tar persone di tante nazioni e culture.Il Mediterraneo è il mare nostro, cioè di chi vuole viverlo e viverci senza saccheggiarlo, per lasciarlo a chi verrà dopo di noi".
Inevitabile la domanda su quello che hanno visto, sul Gargano dal mare e l'arrivo davanti al nostro faro.
" L'Adriatico non è un mare aperto e soffre di tutti i mali che hanno le altre parti del Mediterraneo - spiega - Per questo andremo in Grecia e Turchia oltre che nel Medio Oriente e Nordafrica, non possiamo accontentarci di sperare che le cose si mettano a posto da sole. In mare verso Tremiti abbiamo visto qualche medusa ma sono ancora poche, l'acqua non è ancora abbastanza calda.
Abbiamo visto i delfini, oltre la metà della corrente che passa dalle coste italiane: solo lì, a metà strada verso la Croazia, c'è un buon habitat e acqua pulita per loro. Ora però non posiamo basarci solo le nostre opinioni, su ciò che tocchiamo e basta. Per questo ospitiamo a bordo i team di ricercatori scientifici. Offriamo un passaggio e ospitalità a loro, poi metteremo in comunei dati raccolti".
Domattina o al più tardi lunedì mattina rotta su Bari, dove presenteranno il libro "Quant'è profondo il mare" di un docente universitario.
Un motivo di consolazione? Mal comune mezzo gaudio? Quando chiediamo a Francesca Piro, una delle sette persone che hanno dato via al progetto notizie sulla mucillagine che tocca tutti i nostri fondali, ecco che la risposta arriva pronta: " Purtroppo anche questo è un problema comune. I dati scientifici ci sono tutti, la volontà di intervenire non c'è. Ma la vastità dei problemi non deve impedirci di affrontarli".