19/03/2024| 1793 articoli presenti
 

Recuperato a Vignanotica il cadavere
del pescatore Antonio Di Mauro
In carcere il cognato Riccardo Bramante
Mistero fitto sul movente dell'omicidio

Recuperato a Vignanotica il cadavere
del pescatore Antonio Di Mauro
In carcere il cognato Riccardo Bramante
Mistero fitto sul movente dell'omicidio

VIESTE - Con il ritrovamento del cadavere in mare di Antonio Di Mauro, sabato sera 18 ottobre, e l'arresto poche ore dopo l'omicidio del suo assassino, il cognato Riccardo Bramante, il caso può dirsi chiuso.

  Queste almeno le conclusioni di chi considera conclusa un'inchiesta nel momento in cui si trova il corpo della vittima senza vita, il suo uccisore quasi reo confesso o comunque con l'arma ancora calda tra le mani e infine il testimone oculare.

  Questi i tre momenti dell'uccisione in mare di un pescatore di 39 anni, freddato da una fucilata in pieno petto, a bruciapelo, nella barca su cui stava sistemando le reti assieme a un amico.
  Quest'ultimo, che ha assistito sotto shock alla sequenza dei fatti, per qualche istante ha creduto che fosse venuta la sua ora. Era talmente paralizzato dal terrore che non ha neppure obbedito all'assassino che gli ordinava - dalla barca legata alla sua per evitare la fuga di Di Mauro - di gettare l'uomo in mare.

  Visto che non succedeva nulla Bramante è salito sulla barca dov'era accasciato Di Mauro, tra l'altro suo cognato, e lo ha buttato da sopra a sotto, in mare.
  Pochi istanti dopo, incurante del testimone, si è allontanato verso riva, lasciando il mare davanti all'isola della Chianca dove si era svolta la tragedia. 
 Poche ore dopo i carabinieri lo arrestavano in bar di Vieste mentre continuavano senza sosta a mare le ricerche del corpo da parte della Capitaneria di Porto. Sabato sera l'ultimo atto, con il cadavere trovato a Vignanotica.

  Quasi un destino: Di Mauro non ha lasciato mai il mare di Vieste. 
  Ma resta la madre di tutte le domande. Qual'è il movente? Quale la ragione che ha spinto Bramante ad andare da Di Mauro e poi tornare dopo mezzora in mare aperto per farlo fuori davanti a un testimone che lo avrebbe inchiodato?

  Quale groviglio di interessi o rancori covati nel tempo potevano esserci dietro un omicidio così pianificato? 
  Immaginabile però che gli avvocati che difendono Bramante, ovvero Masanotti e Ciliberti, penalisti di rilievo, giocheranno la carta processuale del delitto d'impeto, per attenuare le responsabilità.
  Ma al di là di questa ipotesi il buio sulle motivazioni dell'omicidio resta fitto.
  Sulla barca di Bramante è stato trovato il fucile, nascosto sotto le reti, e anche del sangue, che dovrebbe essere quello di Di Mauro.

  
19 ottobre 2014