VIESTE – Si svolge oggi pomeriggio la messa di suffragio per ricordare Isabella De Simio, 87 anni, scomparsa il 26 settembre scorso dopo una malattia che l'ha provata profondamente. Quanti la conobbero saranno sicuramente presenti in chiesa alle 17.45 per il rito religioso, ma moltoi di più la ricorderanno per la sua presenza discreta e costante in una famiglia dove è stata un pilastro e un esempio per i figli anche nei momenti più difficili.
Assieme al marito fu, a suo modo certo, una delle pioniere delle primissime fasi del turismo a Vieste, nella gestione del primo capeggio Holiday a Sfinalicchio. Come tante donne spesso troppo dimenticate della nostra terra, seppe rimboccarsi le maniche e adattarsi al nuovo lavoro estivo tirando su i figli tra un impegno e l'altro, ma sempre avendo come ruolo centrale quello della famiglia. I risultati non sono mancati soprattutto per quello che riguarda il figlio Pietro Tantimonaco, un eroe dei nostri tempi a cui sono attaccati non solo i viestani ma anche tanti poliziotti che hanno potuto lavorare con lui. Oggi è una figura dimenticata dalle antologie scolastiche e soprattutto dalle commemorazioni ufficiali, quando si ricordano le vittime del dovere e chi si è buttato a corpo morto contro la criminalità organizzata. Fu lui a catturare dopo l'evasione Renato Vallanzasca, il capo della malavita milanese e l'anello di contatto con la mafia siciliana che aveva appena conquistato milano e il clan dei Marsigliesi. Per quella cattura avventuroso si guadagnò i galloni di capitano sul campo, il più giovane capitano d'Italia.
Chi c'era, in quel febbraio del 1981 ai funerali del figlio-eroe, ricordano il dolore composto di quella piccola signora in nero accanto al marito Gaetano. Un dolore straziante il loro, che hanno sempre portato nel cuore. Alle esequie decine di poliziotti con gli occhi lucidi seguirono il feretro del loro capitano morto in un misterioso incidente stradale e tutta la squadra che lo affiancava fu smembrata e divisa, con i massimi dirigenti del Viminale che presero per buona la versione di un incidente stradale causata da un'auto pirata. Stava conducendo un'indagine difficile, quella che negli anni successivi sarebbe finita dentro alla grande inchiesta sulla P2.
I genitori hanno mostrato in quell'occasione come in tante altre la loro grande dignità. E “donna Isabella”, come la chiamava affettuosamente qualche amica, portò sempre nel cuore la vita di un figlio perso troppo presto e ingiustamente. Anche per lei una preghiera da parte di quanti le vollero bene.
26 ottobre 2017