VIESTE – Come la mettiamo con il Covid al mare? Proprio in mezzo al mare, per chi ne fa una ragione di lavoro? E' questa la molla che ha fatto partire il corso d'aggiornamento promosso dalla Uil di Vieste nella sede della Lega Navale per più di una ventina di marittimi imbarcati sugli ultimi pescherecci di Vieste.
“Una misura necessaria – spiega il segretario Uil Antonio Guerra – sia per chi come i marittimi imbarcati deve convivere giorno e notte e in spazi ristretti, sia più in generale per i comportamenti legati alla sicurezza. Non è un caso infatti che le fratture di chi scivola mentre lavora, per effetto di acqua o carburante a terra, sono molto più frequenti di quello che si pensi”.
Anche a Vieste ci sono stati casi di
Covid tra i marittimi di un peschereccio. E se per uno di loro è
stata necessaria l'intubazione e il ricorso alle terapie intensive,
anche per un altro la situazione si è mostrata subito gravissima.
E pure gli altri colleghi con loro hanno dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari con tutto questo che l'isolamento e il Covid ci hanno insegnato ad accettare: per quelli colpiti e per i loro famigliari. Ora stanno tutti bene e sono tornati a correre il mare, a calare le reti.
Ma questo ha spinto il sindacato ad
accellerare i tempi per i corsi sulla sicurezza, obbligatori per la
gente di mare imbarcata, che vengono ripetuti periodicamente. “In
mare non ci sono officine” dicevano i nostri vecchi e per questo
tutti i marittimi, e non solo i delegati per la sicurezza, devono
sapere cosa fare e quando fare la cosa giusta.
A tenere il corso è arrivato un superspecialista, il barese Eugenio Padalino, cresciuto nella Marina Militare e poi traghettato nel settore civile, che periodicamente tiene i corsi per conto di una primaria società a livello nazionale, specializzata nella formazione dei marittimi, la Prometeo Puglia.
In una decina di ore il relatore ha
esaminato con parole semplici tutte le situazioni critiche che gli
uomini di mare, sui pescherecci e la marina mercantile conoscono
bene. In maniera educata, con qualche battuta di spirito, ha tradotto
le leggi in comportamenti concreti, sino agli esempi più minuziosi.
Un esempio?
Uno dei suoi punti di forza è stato quello dell'uso di scarpe e stivali con le suole antiscivolo, obbligatori anche nelle fabbriche meccaniche. Tanto più utili, verrebbe da dire, in mare aperto quando perdere l'equilibrio significa volare in acqua di notte, magari con il mare agitato. Una sciagura.
Oppure anche ha battuto molto sull'uso dei giubbotti salvagenti, oggi più funzionali e in grado con il collare di tenere a galla anche chi ha perso conoscenza. Certo, immaginare un uso continuo quando si lavora con le reti e si scaricano quintali di pesce può far sorridere, ma con la sicurezza in mare non si deve mai scherzare.
17 luglio 2021