01/05/2024| 1793 articoli presenti
 

Duplice omicidio di Cagnano
In manette i presunti autori
Quattro persone arrestate

Duplice omicidio di Cagnano
In manette i presunti autori
Quattro persone arrestate

VIESTE - Gli autori dell'omicidio dei fratelli Piscopi non hanno ancora un nome e un volto. Le indagini dei carabinieri e della Procura di Lucera hanno invece permesso di identificare e arrestare quelli che sono indicati come i protagonisti dell'altro duplice omicidio di Cagnano.
 
Gli arrestati sono quattro per ora, ma gli inquirenti sono sicuri di aver chiuso il cerchio sull'uccisione di Sante e Pietro Zimotti, avvenuto il 7 dicembre scorso. Si tratta di Michele Pasquale De Gregorio, allevatore di 72 anni; di suo figlio Cosma Damiano, imprenditore edile di 47 anni; di Michele Marrucchelli, operaio di 27 anni, tutti di Cagnano Varano; e di Bruno Silvestri, 34
anni, di Carpino (Foggia).
 
Quest'ultimo è stato accusato del furto di alcune autovetture con successive estorsioni, reati che sarebbero stati commessi con Sante Zimotti nel 2009. Episodi che avrebbero inciso sul movente del delitto.
 
Ancora una volta quindi ci troviamo di fronte, se le prove raccolte e la ricostruzione dei fatti verrà confermata, alla classica formazione malavitosa che sta affliggendo il Gargano.
 
Da una parte persone con lavori occasionali nelle campagne che però controllano perfettamente, metro per metro, come allevatori e agricoltori, come nel caso appunto dei due Zimotti a Cagnano Varano. Al tempo stesso però c'è una doppia vita che permette, all'insaputa di tutti, di utilizzare terre isolate come nascondiglio con altri elementi di spicco della malavita minore per portare a termine vari reati.
 
L'atto finale è quello di un regolamento di conti per la spartizione del bottino delle rapine e dei furti.
 
Le indagini, condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Foggia, sono state coordinate dal procuratore della Repubblica di Lucera (Foggia), Domenico Seccia, e dai pm Elisa Sabusco ed Alessio Marangelli.
 
Gli inuirenti hanno spiegato ieri in conferenza stampa che "a carico dei De Gregorio,  c'è un plausibile quadro di qualificata probabilità di colpevolezza": insomma, un lungo giro di parole per dire che prove e testimonianze portano in quella direzione, senza attenuanti.
 
Marucchelli, secondo gli inquirenti, avrebbe fornito ai De Gregorio un alibi falso.
 
Dalle indagini balistiche eseguite sui pallettoni calibro 12 trovati nei corpi delle due vittime si è risaliti alle armi: di qui il collegamento con i fucili automatici sequestrati a Cosma Damiano De Gregorio.
 
Dall'esame dello 'stub' compiuto dai carabinieri del Ris di Roma, ha
aggiunto Seccia, sugli indumenti dei De Gregorio è risultato che su quelli di Michele Pasquale c'era una significativa quantità di particelle di polvere da sparo. Una sola particella è stata trovata invece sugli abiti di Cosma Damiano il quale subito dopo l'omicidio, sempre secondo i segugi che hanno portato a termine la raccolta delle prove, avrebbe provveduto a lavare gli abiti indossati al momento dell'omicidio.
 
"Per questo duplice omicidio non ci troviamo davanti alle conseguenze di un'azione della mafia garganica - ha messo le mani avanti Seccia - Il motivo scatenante è stato il furto di alcuni attrezzi agricoli e dalla conseguente tecnica del 'cavallo di ritorno'. Non dobbiamo pensare che si sia trattato di un raptus tra paesani".
 
Parole che vorrebbero essere tranquillizzanti ma che non lo sono affatto.
 
Se mettiamo in fila i fatti troviamo infatti una ben collaudata macchina per le estorsioni in cui ogni ingranaggio è ben oliato e funziona a dovere con gli altri, garantendo protezione, impunità, godimento del bottino, silenzio assoluto e una disponibilità completa di manodopera e armi per i progetti criminosi.
 
Il tutto in un paese di poche migliaia di abitanti senza particolari risorse economiche al di fuori di pochissimo turismo ed agricoltura modesta.
 
Come vogliamo chiamare questo sistema?
 
Dobbiamo disquisire sui nomi dell'organizzazione che permette, agevola e governa la società clandestina che spreme sangue ai suoi concittadini o vogliamo guardare la realtà in faccia?
 
Secondo il comandante provinciale dei carabinieri di Foggia, col. Antonio Diomeda, il duplice omicidio è frutto di una cultura della ferocia e della vendetta. " Se è vero che le vittime avevano subito un torto, il furto e l'estorsione, è anche vero che non si può ammazzare per questo, se non perchè si ragiona con una mentalità che non tiene in nessun conto il valore della vita umana".